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PAOLA ha scritto
Scrivere, e quindi leggere, più che parlare. Lo scritto è chiaro.
Il senso per me di stare qui è, è stato, quello di trovare una strada che mi aiuti ad elaborare il lutto. Un lutto che sembrava successivo ma che invece è già presente.
Il dolore delle altre si è sommato al mio
in questo dedalo di strade
che tutte portano al dolore
pure se si iniziano nel sogno.
Non c’è un dolore più grande di un altro.
Il dolore che si abbatte violenta la quiete a cui tutti aspiriamo.
Ho pensato: “non so se sarò in grado di prenderlo con me tutto il vostro dolore”…
Poi ho conosciuto le persone che ciascuna di noi portava con sé nel proprio lutto, e tra loro ho ritrovato la mia mamma, Mafalda
Ad Adriana avrei detto:l’onda d’urto del dolore non è facile da lasciar passare. Rendersi immobili fa male, ma è la prima possibilità di opporci che pare abbiamo. Poi però ne possiamo scorgere delle altre. Questo posto è quel luogo lì. Una possibilità nuova.
Affidarsi è stato “Buono”. Sapevo che non avrei corso rischi inutili.
Ho scritto: “Adesso sono stanca. Stanca di scrivere, stanca di “sentire”, stanca di vivere. E fuori piove …”
Poi però, nella notte, un pensiero:
“Sto rotolando con le mani una pesante pietra
su per un pendio.
Arriverò alla cima.
E poi la getterò nel vuoto”.
Grazie ancora a tutte, per l’accoglienza e l’affetto di cui ciascuna e tutte sono state ricchissime.
E grazie a te, meravigliosa Cilla, per la delicatezza, la gioia, il sorriso, i momenti di tristezza. Un abbraccio fortissimo.
Paola